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Breaking2: qualche riflessione sulle critiche

Breaking2: qualche riflessione sulle critiche

Archiviato il tentativo di infrangere il muro delle 2 ore in maratona, qualche riflessione sulle critiche che ha sollevato l'esperimento

Adesso che il breaking2 è ufficialmente archiviato, desideriamo spendere qualche riga per analizzare tutti gli appunti, le riflessioni, le critiche che questo particolare progetto ha sollevato.
Ne abbiamo lette tante in questi giorni, tanti pareri contrastanti, moltissime critiche, definizioni poco edificanti. Ora, non si sta parlando di chi credeva o meno che il record potesse andare in porto (per quanto non omologabile), ci mancherebbe!

Ci riferiamo a tutte quelle critiche tanto ovvie quanto poco fondate. Ci spieghiamo meglio: obiettare che un evento del genere nulla abbia a che vedere con il running, con la corsa per passione, con la gara della domenica, è assolutamente sensato. Appunto, è così, è ovvio. Perfetto. Qualcuno ha letto o sentito il contrario? Breaking2 è stato definito come la nuova frontiera del running che sostituirà le maratone su strada? Era semplicemente qualcosa di diverso, un esperimento, un test-evento, in particolare un evento di marketing (altra critica che è andata per la maggiore).

Marketing, immagine, vendite. Ma certo! E allora? L’azienda che lo ha organizzato ne ha mai fatto mistero? Non è forse questo il lavoro della multinazionale e di tutte le aziende conocrrenti? Si chiamano sponsorizzazioni e la fanno tutti i grandi marchi, ognuno come meglio crede. Eventi sponsorizzati, pubblicità di qualsiasi genere di adidas, asics, mizuno, saucony, brooks sono diverse nella sostanza? Abbiamo letto il commento di un runner che affermava: “io sono contro perché sono contro le multinazionali a prescindere”. Bene, è un libero pensiero. Chissà con la scarpa di quale multinazionale qualche minuto dopo sarà uscito a fare il suo allenamento…

Capitolo omologazione eventuale record: abbiamo letto spesso commenti che si auguravano che, qualora qualsiasi obiettivo al di sotto delle 2h02’57” fosse stato raggiunto, non si sarebbe proceduto a omologazione. Ma di cosa stiamo parlando? C’è poco da augurarsi: il percorso di una maratona per essere omologato e riconosciuto dalla IAAF deve rispettare certi dettami come un determinato minimo dislivello positivo e un altrettanto imposto numero di discese; deve avere un certo numero di curve; deve essere perfettamente misurato e così via… Basti pensare che molte delle maratone della domenica non sono omologate proprio per questi motivi tanto che potenziali record mondiali non sono stati riconosciuti.

Qui quei criteri non c’erano fin da subito, oltre a non essere ovviamente una gara vera e propria.

Scarpe considerate come “doping”. Già perché per l’occasione l’azienda americana ha prodotto una particolare scarpa che, a detta di alcuni, sarebbe poco “legale” in quanto apporterebbe un vantaggio oltre il limite consentito. Perfetto, tralasciando sulla veridicità o meno delle affermazioni che dovrebbero essere sempre supportate da prove, consentito da chi? IAAF? Ma se si tratta di un evento “privato”, i quali risultati non inficiano in nessun modo i record ufficiali, perché la iaaf dovrebbe occuparsi di qualcosa che già in partenza non riconosce? Se voglio fare un esperimento di salto con l’asta con un attrezzo più lungo del consentito a chi importa? Ha valore sperimentale…perché scaldarsi tanto. E anche qui, per favore, lasciamo a casa l’ipocrisia di criticare una scarpa perché “troppo” performante per poi mettersi alla ricerca di quella con la tecnologia più evoluta che riesca a regalarci secondi in meno in gara…

Quello che vogliamo dire, in sostanza, è che certe cose vanno prese per quello che sono. Qui nessuno lavora per l’azienda organizzatrice o vuole farne una campagna politico-moralistica.

Breaking2 è stato un progetto, un evento, un esperimento, una sfida, chiamatelo come volete, che fin da subito si è manifestato per quello che doveva essere. Nessun tentativo di sostituirsi alla corsa, quella vera. E allora, qualcuno ha creduto nella riuscita, altri invece erano più scettici (noi eravamo tra quelli). A qualcuno è piaciuto, ad altri meno e va bene così. Ma alla base deve esserci il buon senso di dare il giusto peso alle cose. Anche (e soprattutto) agli eventi di marketing!

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