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Farah: asfalto, tendini e forfait. L'opinione di Orlando Pizzolato

Mo Farah è arrivato in Etiopia per proseguire la preparazione
Mo Farah è arrivato in Etiopia per proseguire la preparazione

L'ex maratoneta, ora allenatore, spiega cosa potrebbe esserci dietro il risentimento tendineo di Mo Farah a Doha

Sono passati pochi giorni dalla tanto attesa "prima" di Mo Farah su strada dopo la decisione del britannico di appendere le scarpette (chiodate) al muro per dedicarsi solo alla strada, con il primo grande obiettivo della Maratona di Londra 2018. "Prima" che poi a sorpresa non c'è stata a causa di un problema al tendine d'achille che ha fatto propendere lo staff per il non rischiare. E sarebbe stata la prima volta anche dopo il cambio di allenatore. Tendine d'achille e cambio allenatore: due elementi significativi forse non troppo slegati. A sostenere questa tesi (o quantomeno a cercare di dare spiegazione ad un episodio che non è passato così inosservato) è Orlando Pizzolato che, dalle pagine del suo blog, ha analizzato l'accaduto in maniera molto interessante. Vi proponiamo di seguito alcuni stralci significativi dell'articolo del coach: 

"Non era mai capitato che il plurimedagliato rinunciasse a gareggiare. Non è da lui perché è un campione che sa programmare le partecipazioni agonistiche con grande precisione. Ed è anche la prima volta che Farah riporta un problema tendineo.
Non è ovviamente un “dramma”, sapendo che un po' tutti i podisti sono vittima di acciacchi, ma l'inglese non aveva finora mai accusato un cedimento strutturale. Si può pensare che sia certamente normale avere un piccolo acciacco, considerando che ora sta preparando la maratona (Londra in aprile) e sta quindi percorrendo tanti chilometri". 

Più km, dunque, sì ma:

"E' vero che nel preparare la maratona sta percorrendo più chilometri rispetto agli anni precedenti ma si deve considerare che: a) ora corre a ritmi più lenti di 10”/km rispetto a quando preparava le gare in pista; b) usa molto meno le scarpe chiodate, entrambi aspetti che determinano inferiori sollecitazioni muscolari e tendinee".

E poi non è la prima volta che Farah prepara una maratona. Allora ecco che si inserisce il discorso cambio di allenatore: 

"Si deve però considerare che quando Farah ha preparato la maratona di Londra del 2014 sotto la guida di Salazar, ha percorso 220-240km a settimana nelle 6 settimane precedenti la maratona.
La differenza dell'attuale preparazione sotto la guida di Gary Lough sta nel percorrere più chilometri su strada. Sono certo che molti penseranno che un podista che deve preparare la maratona deve allenarsi su strada, ma così non è per tanti maratoneti.
Per esempio i keniani corrono molto poco su asfalto e, come riferito da Canova, svolgono sedute di 40km su percorsi sterrati, anche molto accidentati.
Tornando a Mo Farah, quando ho avuto modo di parlare con Salazar, mi raccontava che lui impone ai suoi atleti di correre sempre fuori strada, tanto che su asfalto viene percorso solo il 5% dell'intero chilometraggio".

La conclusione con immancabili consigli: 

"E' certamente vantaggioso correre su superficie morbida perché così si riducono gli effetti traumatici da impatto. E' questo il motivo principale per il quale Salazar non vuole che i suoi atleti (tra i quali i maratoneti Galen Rupp e Jordan Hasay) corrano sull'asfalto, proprio per ridurre il rischio di usura strutturale.
Il secondo vantaggio della corsa sull'erba/sterrato viene dal fatto di essere costretti ad usare un maggiore livello di forza, perché la superficie morbida riduce la risposta elastica del contatto dei piedi a terra. In questo modo aumenta la resistenza muscolare, e la maggiore tenuta acquisita consente di ridurre i cedimenti per perdita di efficienza meccanica".

Qui l'articolo completo.

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