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Il secondo è il primo dei perdenti

Il secondo è il primo dei perdenti

Il doping è un inganno nei confronti della società. Il caso di Jaouad Zain è solo l'ultimo di una lunga serie di questa pratica irrazionale

Il caso di Jaouad Zain (vincitore della Maratona d’Italia e squalificato due giorni dopo dal TNA per essersi sottratto per 3 volte ai controlli antidoping) ha riacceso il dibattito e le indignazioni degli addetti ai lavori ma soprattutto dei tanti, tantissimi appassionati runners. Stavolta forse un po’ di più perché Zain non era l’olimpionico di turno, ma il campione che capitava facilmente di incontrare alla gara della domenica: splendido atleta vincitore di numerose importanti manifestazioni nazionali in Provincia di Roma, di Viterbo, in Italia.

Due cose vogliamo sottolineare: la prima (fondamentale) è che non è assolutamente nostra intenzione addentrarci in un’ analisi della psicologia del doping, non ne abbiamo le competenze ed è molto facile trovare anche in rete contributi sicuramente più autorevoli. La seconda premessa riguarda il titolo: la frase citata viene attribuita ad Enzo Ferrari, oltre a costituire il titolo del libro sulla sua vita, ma non siamo certo qui a condannarla: riguarda altro, un altro mondo, ma calza a pennello. Vorremmo spendere queste brevi righe per riflettere sul concetto di inganno sociale che il “doparsi” porta con sé.

Il nostro punto di vista è quello degli appassionati, dei praticanti, di chi quasi ogni domenica si attacca un numero sulla maglia per dare tutto insieme a chi condivide la sua stessa passione. Vorremmo metterci nei panni di chi quella mattina ha fatto tutto come te: sveglia, colazione, viaggio, riscaldamento, qualche saluto con un sorriso, come se nulla fosse. L’unica cosa che ti differenzia è che lui, o lei, quella mattina è lì per ingannarti, per ingannare tutti. Anzi, ha già iniziato a farlo quando nei mesi e nei giorni precedenti…be insomma, avete capito. E la fregatura c’è per tutti: da te che corri a 3 al km, all’ultimo inossidabile 80enne (ah, ci sono stati casi di doping anche a questa età..).

Già, tutti ingannati perché, come citava il titolo che abbiamo scelto, ad affermarsi con il passare degli anni è stata la filosofia secondo cui “il secondo è il primo dei perdenti”. Quindi che differenza fa secondo o ultimo? Anzi, in base a questo modo di pensare è proprio il secondo il vero perdente, o dovremmo dire “un perdente”.
Quello che vogliamo sottolineare è che l’irrazionalità del doping va oltre il tradimento del messaggio olimpico del “vinca il migliore”: come dice lo Psicologo dello sport Alberto Cei “Il doping è un inganno nei confronti della società, perché è un comportamento diretto a ledere con l'inganno un diritto altrui, che è quello di competere alla pari”.

Vogliamo lasciarvi con la prima citazione che abbiamo postato sui nostri social quando è nato Corritalia. E’ la frase di uno dei più grandi atleti di sempre, il nostro Marco Olmo (un “numero uno”) e recita così: “Nella corsa gli ultimi non sono certo meno degni dei primi. Anzi, per certi aspetti lo sono anche di più: arrivano fino in fondo correndo molte ore in più di quelli che sono in testa. Arrivano in fondo anche se sanno fin dall’inizio che non avranno mai una medaglia al collo”. 

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