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Infortuni: i dolori sono una "illusione" della nostra mente?

img: trailrunning.it
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Una ricerca americana spiega come la nostra mente condizionerebbe la percezione del dolore e il nostro recupero da un infortunio

Conosciamo tutti i dolori muscolari “del giorno dopo”. Quelle conseguenze articolari che ci “regala” una gara in cui abbiamo spinto troppo affrontando una discesa ripida o in un trail con un terreno molto tecnico.Quei dolori postumi che noi avvertiamo, non sono altro che dei microtraumi che i nostri muscoli hanno subito durante lo sforzo e che hanno bisogno di tempo per assorbirsi; correre con quei fastidi non solo ci provoca sofferenza ma stimolano il nostro cervello che si mette in allarme. Arriva dagli Stati Uniti un interessante studio, prodotto dalla Elon University in North Carolina, e presentato presso l'American College of Sports Medicine, sulla percezione del dolore a seguito di un allenamento ad alta intensità, oppure nella ripresa dopo un infortunio.

Eric Hall e Nicole Razor, i ricercatori che hanno condotto l'esperimento, hanno analizzato attraverso dei questionari psicologici, le risposte di 35 atleti del college.
Lo studio ha avuto l'intento di esplorare quello che gli americani chiamano “fear-avoidance” ovvero la "paura che ci blocca": quel pensiero di preoccupazione che, dopo un infortunio, ci spinge ad evitare il dolore, un timore che genera quel circolo vizioso che ci impedisce di riprendere la normale attività, che ritarda finanche la guarigione e di conseguenza la reiterazione del dolore.
Cercando di essere ancora più chiari, secondo i ricercatori, la preoccupazione generata dal dolore può essere più invalidante del dolore stesso.
Nei questionari, somministrati agli atleti prima dell'allenamento, erano presenti affermazioni del tipo: "non sarò mai in grado di tornare a correre come prima del mio infortunio" oppure "ho paura che tornando a correre troppo in fretta possa peggiorare il mio infortunio”.

Dai risultati è anche emerso che le persone caratterialmente più ansiose percepiscono il loro dolore muscolare come più acuto.
Purtroppo non possiamo spingerci ad affermare che il dolore che percepiamo dopo un duro sforzo fisico sia soltanto una “produzione” del nostro cervello, che può essere controllata, ma di sicuro lo studio dell'Università americana ci suggerisce, ancora una volta, come la nostra mente sia fondamentale nel controllo dei nostri istinti e delle nostre percezioni.
C'è chi afferma che la cronicità di alcuni dolori muscolari o tendinei siano dovuti ad una nostra "illusione percettiva", l'argomento è sicuramente molto controverso e non risolvibile in poche, semplici righe. Esistono situazioni in cui è vero che una fitta può condizionarci più del dovuto ma altre situazioni in cui invece a quel dolore dobbiamo dar ascolto e non osare di spingerci oltre.
L'esperienza e la conoscenza di noi stessi, in questi casi, può svolgere un ruolo determinante nel riuscire a distinguere i vari livelli di “sofferenza”.

Cercare di trovare un equilibrio è difficile ma è l'unica soluzione: se si hanno dei dubbi sul proprio reale stato di salute è sempre meglio aspettare qualche settimana in più, è vero anche però che per chi fa uno sport come la corsa, la convivenza con certi fastidi si rende necessaria.
Questa ricerca in ogni caso ci consegna una chiave di lettura, che non è l'unica, ma è comunque concreta, un utile promemoria che ci ricorda che i “doloretti muscolari” essendo filtrati dal nostro cervello potrebbero in alcune occasioni condizionarci più del dovuto.

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