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La scarpa perfetta? NON ESISTE!

La scarpa perfetta? NON ESISTE!

L'ultima ricerca ci dice che non esistono per le scarpe da running caratteristiche ideali che consentano di prevenire gli infortuni

L'ossessione di ogni corridore è da sempre la scarpa. Ognuno di noi è alla ricerca della scarpa perfetta, quella che ci faccia correre più veloce, quella che sia comoda ma anche fashion; un prodotto che sia tutto questo ma che soprattutto ci preservi dagli infortuni. La ricerca di una calzatura che sia protettiva a tal punto da tenerci lontani da lesioni di ogni tipo, ahinoi, ancora non è stata inventata. Non solo, gli ultimi studi ci mostrano che tendenzialmente non esiste un'equazione perfetta: Più Drop (dislivello tra tallone e avampiede) = Meno Infortuni o Meno Drop = Più infortuni.

Per anni si è creduto che una scarpa con un drop importante aiutasse a correre meglio e a tenere alla larga lo spettro di una lesione, poi la tendenza è cambiata e la maggior parte delle aziende che si occupano di running, negli ultimi anni, hanno limato sempre di più il drop delle scarpe, raccontandoci che una calzata più adattabile alla forma del piede ci avrebbe aiutato a prevenire gli infortuni. Una recente ricerca effettuata dall'Istituto di Sanità del Lussemburgo in collaborazione con Decathlon (attraverso l'own brand Kalenji) ha evidenziato che una diminuzione complessiva del drop della scarpa in realtà non diminuirebbe il rischio di lesioni. La ricerca non afferma che il rischio aumenta, ma che l'incidenza in realtà rimane invariata. Il risultato è stato una sorpresa anche per gli stessi ricercatori, che avevano ipotizzato un portata maggiore di infortuni nelle scarpe D+ (drop positivo).

Lo studio ha coinvolto in Lussemburgo 364 corridori, metà dei quali impegnati ad allenarsi con scarpe a drop zero e l'altra metà con scarpe dello stesso modello ma con un drop di 10 millimetri. Questo tipo di esperimento viene definito “studio randomizzato controllato”, effettuato attraverso un’ampia analisi sperimentale. Particolare da non sottovalutare è che i runners testati non conoscevano lo scopo della ricerca, condizione questa determinante per evitare di essere influenzati nel loro modo di correre. Le scarpe D0 avevano nel tallone e nell'avampiede un'altezza di 21 millimetri, mentre le scarpe D10 possedevano un tacco di 24 millimetri e 14 millimetri nell'avampiede. I soggetti avevano un'età media di 38 anni, sei su dieci erano uomini, tutti normopeso e non reduci da inforuni recenti. Il test è durato circa sei mesi ed in questo periodo il 21,6 % dei corridori che indossavano scarpe D10 hanno subito infortuni contro il 24,6 % di chi indossava le D0.

Dalle analisi dei ricercatori sarebbe emerso che una scarpa con un basso drop o zero sia più adatta a salvaguardare da infortuni alle ginocchia e quella con un drop più accentuato invece sia più protettiva per il piede e per la muscolatora della gamba in generale. Aspetto importante che è stato evidenziato è anche che una scarpa nuova non abbassa in maniera considerevole il rischio di infortuni. Concludendo, siamo di fronte ad uno studio che in realtà ci conforta poco, apprendiamo che non solo non esiste una scarpa perfetta che ci prevenga dagli infortuni ma che le ultime tendenze adottate dalle aziende di scarpe da running non hanno condotto a significative migliorie nel campo della prevenzione. La tecnica migliore rimane imparare ad ascoltarci e a riconoscere i segnali che ci manda il nostro corpo, allenandosi duro ma responsabilmente!

Qui i rusultati della Ricerca su British Journal of Sport Medicine.

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