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Gel o sport drink? Meglio mezza banana. Lo Studio

Gel o sport drink? Meglio mezza banana. Lo Studio

Una Ricerca della Appalachian State University ha dimostrato i migliori effetti che il frutto ha nel recupero metabolico

30 marzo 2018

Per quanto sia divenuto ormai abbastanza comune e diffuso anche tra i runners il fatto di assumere gel/barrette che aiutino a sostenere uno sforzo molto prolungato o, se volete, ridare un po' di slancio in un momento complicato della gara, basta farsi un giro tra i vari blog e gruppi facebook in cui ci si confronta sui vari aspetti della corsa per rendersi conto di come la questione sia ancora controversa. C'è infatti chi sostiene sia impossibile ultimare una maratona senza assumere neppure un gel, chi ne fa uso solo oltre determinate distanze, e chi li esclude totalmente dal proprio modus operandi. 

Per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti, stiamo parlando dei classici gel (o sport drink) ideati appositamente per l'attività sportiva di resistenza, tendenzialmente a base di maltodestrine, carboidrato complesso idrosolubile che si ottiene tramite processi chimici di idrolisi, principalmente dalla scomposizione degli amidi dei cereali (mais, avena, frumento, riso) o dei tuberi (patate, tapioca). Da qui, poi, c'è da sbizzarrisri per quanto riguarda i gusti, l'aggiunta o meno di caffeina, di sali minerali e di altre sostanze energizzanti. Probabilmente (parliamoci chiaro) per composizione non proprio la cosa più sana del mondo, ma tant'è e non è questo lo scopo per cui esistono. 

Ora la domanda è: ne fareste a meno se ci fosse la possibilità di sostituirli con qualcosa di più sano ed efficace? In questi giorni, infatti, è stata diffusa dalla Rivista scientifica Plos One una nuova Ricerca dell'Appalachian State University sulla comparazione tra i classici sport drinks a base di zuccheri e la banana. Gli scienziati, in sostanza, volevano capire se esistesse una valida alternativa naturale per evitare aromi e sostanze chimiche aggiunte a queste bevande che sarebbe meglio non ingerire.

L'esperimento ha visto, così, 20 ciclisti professionisti, completare un percorso di 75 chilometri in bicicletta per tre volte, seguendo ogni volta un comportamento alimentare differente: nella prima hanno assunto solo acqua; nelle altre, oltre all’acqua, gli stessi atleti potevano bere sport drink o mangiare mezza banana ogni 30 minuti. Controlli sul sangue sono stati effettuati prima, subito dopo e 45 ore dopo lo sforzo per individuare i marcatori di infiammazione e i livelli di centinaia di molecole, note come metaboliti, che indicano lo stress del corpo.

E bene, è stato scoperto che l’ingestione di acqua aveva portato a livelli relativamente alti di marcatori infiammatori nel sangue, livelli che sono risultati molto inferiori quando i ciclisti avevano assunto la banana o la bevanda sportiva. I soggetti volontari dell'esperimento hanno anche mostrato profili metabolici meno stressati nel caso dell’assunzione dei carboidrati, sia che provenissero da una 'bottiglia' o da un frutto. Le differenze marcate invece sono state riscontrate nell’attività di alcuni geni che intensificano l’infiammazione e che solo le banane riuscivano a bloccare (in sostanza un po' come funzionano i farmaci antinfiammatori). Ancora da stabilire come il frutto riesca a agire e se metà di una banana standard ogni 30 minuti è la quantità ideale durante lo sforzo.

Unico neo evidenziato da alcuni atleti, un po' di gonfiore addominale. Ora, non è certo in nostra competenza confutare o sostenere una Ricerca Scientifica. Ci limitiamo a considerazioni più terra terra e che derivano dall'esperienza quotidiana, e sulla "questione addominale" ci viene da pensare che probabilmente nel running non sarebbe così secondaria: sappiamo bene che lo sballottio della corsa rende molto più complicata l'assunzione di cibi solidi e difficilmente digeribili mentre si corre. Per non parlare dell'aspetto pratico del portarsi una banana, tirarla fuori all'occorrenza (in quali condizioni?), sbucciarla, masticarla e pregare che..non torni su.. Ma chissà.

 

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