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Perché quando corriamo ci fa male il fianco?

Perché quando corriamo ci fa male il fianco?

Un problema democratico che riguarda un po' tutti i runners

07 giugno 2018

Il mondo di chi fa sport è disseminato di "misteriosi" dolori e doloretti di dubbia origine e provenienza che, proprio in virtù di questo (o di semplice "ignoranza", nel senso che lo si ignora), producono spesso altrettanto semplicistiche sentenze del tuttologo di turno: "è la milza", "quello è il fegato", "sono dolori intercostali", "è colite..", e ci fermiamo qui ma potremmo proseguire ancora per un po'. Fastidiosi dolori che, ovviamente, danno il meglio di sè nei momenti meno opportuni, principalmente quando si è sotto sforzo, ma che possono accompagnarci anche in un apparente stato di quiete, magari durante una corsa lenta in allenamento. 

Oggi vi parliamo proprio di uno di quei fastidi più diffusi, il dolore al fianco mentre corriamo. Lo facciamo grazie all'ausilio di un interessante articolo apparso di recente su Focus a firma Elisabetta Intini.

Dunque, iniziamo intanto col dire che, come spesso accade in queste situazioni, si tratta di un problema "democratico", o che quantomeno può riguardare la maggioranza del popolo dei runners (due terzi), soprattutto giovani e, udite udite, può colpire anche atleti professionisti. Quando prima parlavamo di quell'alone di incertezza che avvolge tale problematica, dovuta alla difficoltà di localizzazione del dolore, al fatto che si presenti indistintamente a destra o a sinistra, e bene è proprio così, ma non per questo ci si deve adoperare in voli pindarici per dare spiegazioni diverse a seconda della provenienza.

Ma andiamo con ordine: per indicare quella pungente sensazione esiste un termine medico specifico: exercise related transient abdominal pain (ETAP) o "dolore addominale transiente connesso all'esercizio fisico". Gli esperti lo chiamano anche dolore in ipocondrio (una regione della cavità addominale compresa tra le arcate costali e fianchi). Termini scientifici ma, di fatto, generici: non riguarda infatti un organo in particolare: in soldoni, non è la milza, né il fegato (o almeno non direttamente). In sostanza, nella maggior parte delle situazioni, questi due organi sono chiamati ad un lavoro extra o che non rispetta i giusti tempi del nostro organismo, per sopperire a nostre negligenze.

Le possibili cause: una comune spiegazione riconduce il fastidio a uno scarso afflusso di sangue, e quindi di ossigeno, al diaframma (il più importante muscolo respiratorio); altri ipotizzano che i sobbalzi dell'attività fisica sollecitino eccessivamente i legamenti dei visceri, che mantengono in posizione gli organi interni, o il peritoneo, la membrana che li ricopre. Questo spiegherebbe perché alcuni lo accusino maggiormente dopo aver mangiato o bevuto (e quindi in parte aver teso l'addome), ma non perché il dolore compaia durante movimenti graduali e non bruschi, come quelli del nuoto. Infine (?), c'è chi chiama in causa la postura: lavorare su certe vertebre sembra poter ricreare questo classico dolore; altri ancora citano una presunta frizione o irritazione del tessuto addominale.

In conclusione, avrete ben capito che la nebbia non si è proprio del tutto dissolta, neanche tra chi è di gran lunga più titolato di noi. Ma di sicuro più di una cosa l'abbiamo imparata: A) se ci fa male un fianco probabilmente non c'entrano nè milza, nè fegato; B) se ci fa male un fianco, con buona probabilità, la causa è legata a qualcosa che abbiamo mangiato o bevuto prima, a qualche movimento fatto in precedenza; C) in linea di massima, fare attenzione alla periodicità e alle circostanze in cui il dolore si è manifestato le volte precedenti, così da poter prendere degli accorgimenti in futuro.

 

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