Si finisce con un bronzo. La “santa” marcia ancora una volta in soccorso al capezzale dell’atletica. Un capezzale dove il malato ha preso un brodino, insipido, perché il terzo posto di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia donne, è un insulto alla specialità che tutti hanno potuto vedere.

L’incedere scorretto, se non addirittura scorrettissimo di Maria Guadalupe Gonzales messicana e delle cinesi Liu e Wang, con la prima fermata con il “rosso” all’ultimo chilometro è stato visibile durante tutta la gara. Antonella Palmisano era l’unica che aveva una marcia bella, solare, leggera, perfetta.

Sin dalle prime battute si era capito che Antonella Palmisano era in grande spolvero, come lo era stato a maggio a Podebrady in Coppa Europa. Così la marcatrice azzurra, già quinta a Pechino, 2015, quarta a Rio lo scorso anno, sale di una posizione e arriva terza. Ha sostenuto di non avere retto l’ultimo chilometro, infatti, si era staccata, dalla “corsa” delle tre battistrada nelle fasi finali. Ma lei, ribadisco interpretava la disciplina della marcia, non un qualcosa che assomigliava a essa.

Non una bella pubblicità per questa disciplina che spesso viene messa in discussione anche in seno ai Giochi Olimpici. La Wang chiude in 1h26’18” dietro a 1” la messicana, Antonella Palmisano terza, in 1h26’36”, con il sorriso che la contraddistingue, ha ammesso di avere fatto tutta la gara con il massimo della concentrazione, metro dopo metro.

Lacrime per Eleonora Giorgi, dopo i celeberrimi rossi che hanno contrassegnato le sue ultime tre uscite e l’operazione al ginocchio, 14ª in 1h30’34” un secondo in meno di una splendida Valentina Trapletti.

(di: Walter Brambilla, correre.it)