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Bolt prepara l'addio, Mo Farah vince ancora, van Niekerk è un fulmine

(ph. credit: Mo Farah)
(ph. credit: Mo Farah)

Al Golden Spike di Ostrava il fulmine giamaicano vince a fatica e si prepara a passare il testimone a van Niekerk. Tamberi migliora ma non è soddisfatto

29 giugno 2017

Ostrava. Usain Bolt sempre più vicino all’addio, Wayde van Niekerk sempre più prossimo a raccogliere l’eredità del Lampo, a diventare il simbolo, il totem dell’atletica che presto perderà il monarca e ha estremo bisogno di un successore.

Usain trova un commosso sorriso quando il pubblico di Ostrava, che in questi anni ha avuto la ventura di ammirarlo nove volte, gli tributa l’omaggio finale: lo stadio diventa giallo-verde Giamaica e una voce robusta canta l’inno dell’isola. Bolt ha appena corso: partenza mediocre, accelerazione difficoltosa. Il cubano Yunier Perez a lungo gli pizzica il fianco destro. Alla fine i centesimi che li dividono sono pochi: 10.06 Usain (peggio del 10.03 di Kingston, nella gara che lui ha definito orribile), 10.09 il cubano che centra il nuovo record personale. “Non è che sono tanto felice”, ammette Bolt che ha poco più di un mese per darsi una lustrata e provare ad agganciare il quarto titolo mondiale su 100.

L’erede è pronto: Wayde van Niekerk non è espansivo e guascone come la Meraviglia di Trelawny ma, se ce n’era bisogno, dimostra di essere il velocista senza confini: record mondiale del 300 strappato a Michael Johnson (30.85 nel 2000 ai 1300 metri di Pretoria) e portato a 30.81: 10.27 la media per ogni tratto di 100 metri. Ora, l’attacco all’impresa che Michael Johnson centrò a Gotebog ’95 per concedere il bis ad Atlanta, un anno dopo: la conquista delle corone di 200 e dei 400. Chi vuole succedere a Bolt deve offrire qualcosa di speciale e a occhio Wayde, il campione del paese arcobaleno, è pronto. Sul giro, nessuna concorrenza; sul mezzo giro, qualcuno c’è (soprattutto De Grasse) senza convincere a fondo.

Spesso a Ostrava la Scarpa d’Oro si svolge in condizioni autunnali. Quest’anno, caldo spesso e opprimente che ha tagliato i ritmi dei 10000. Mo Farah, in una delle ultime esibizioni pistaiole, alla campana si è trovato affiancato e persino superato dal 19enne keniano Mathew Kimeli. Due zampate sono state sufficienti per scavare il gap: 27:12.09 e terzo tempo mondiale dell’anno per il britannico, 27:14.43 e un largo personale per Kimeli.

L’esordio sui 1000 di David Rudisha, dalla condizione ancora opaca, si chiude con un quarto posto, in un 2:19.43 che lascia poche tracce. Vittoria a Nicholas Kipkoech in 2:18.5

Gianmarco Tamberi (foto: Gianmarco Tamberi Facebook)

Gianmarco Tamberi aggiunge altri due centimetri alla quota dell'esordio stagionale. Il campione mondiale indoor ed europeo di salto in alto oggi pomeriggio è sceso in pedana al Golden Spike di Ostrava (Rep. Ceca) per la sua prima vera gara dopo il 2,18 del debutto a sorpresa di due settimane fa a San Marino dopo il lungo stop per infortunio. Il recordman azzurro ha aperto la sua progressione con 2,15 alla prima prova, superando senza problemi l'asticella anche quando è poi salita a 2,20. Mister HalfShave ha tentato, quindi, per tre volte la successiva misura della progressione, 2,24, purtroppo senza fortuna. In serata scieverà sui suoi social: "Non so quanto tempo ci vorrà ancora, non so quante lacrime dovrò versare ancora, non so quanti "mi dispiace" dovrò dire ancora... l'unica cosa che sò, è che non ho alcuna intenzione di arrendermi ora!
Non sono assolutamente soddisfatto del risultato, ma alcune sensazioni sono state davvero buone... testa alla prossima -----》1 JULY DIAMOND LEAGUE PARIS"

Nei 1500 metri l’azzurra Margherita Magnani (Fiamme Gialle) non riesce a completare la gara, condizionata dal caldo con oltre 30 gradi di temperatura. Vittoria all’etiope Gudaf Tsegay davanti a tutte in 4:00.96.

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