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Mondiali Indoor: 4x400 quinta e da record!

Le ragazze della 4x400 (foto: Colombo/fidal)
Le ragazze della 4x400 (foto: Colombo/fidal)

Nella finale iridata in sala a Birmingham, le azzurre Lukudo, Folorunso, Bazzoni, Spacca corrono il nuovo primato italiano della 4x400 con 3:31.55

05 marzo 2018

Un record italiano per chiudere i Campionati Mondiali Indoor di Birmingham, in Gran Bretagna. A realizzare l’impresa è la staffetta 4x400 femminile: Raphaela Lukudo, Ayomide Folorunso, Chiara Bazzoni e Maria Enrica Spacca. Le azzurre si piazzano quinte in finale con 3:31.55, quasi mezzo secondo in meno rispetto al precedente primato nazionale di 3:31.99 stabilito nel 2014 alla rassegna iridata di Sopot dalla formazione che comprendeva due delle titolari di oggi: in quel caso erano in pista Maria Enrica Spacca, Elena Bonfanti, Marta Milani e Chiara Bazzoni. Dopo il sesto posto sul traguardo, il quartetto italiano avanza per la squalifica della Giamaica mentre la temporanea esclusione della Gran Bretagna, poi riammessa, fa diventare quarte le azzurre solo per alcuni minuti. Gli Stati Uniti trionfano in 3:23.85 (secondo crono mondiale alltime per Quanera Hayes, Georganne Moline, Shakima Wimbley e Courtney Okolo) sulla Polonia (3:26.09), bronzo alla Gran Bretagna (3:29.38) e quarta l’Ucraina (3:31.32).

Anche ieri pomeriggio le ragazze dell’Italia Team hanno lottato senza risparmiarsi, come nella brillante batteria del giorno prima. Scatta dai blocchi “Raffaella” Lukudo che parte in modo controllato, in coda al gruppo, ma la 23enne modenese dell’Esercito distribuisce bene le energie e recupera due posizioni prima di cedere il testimone ad “Ayo” Folorunso (Fiamme Oro) che si trova quarta. La 21enne emiliana ingaggia un duello con la seconda frazionista britannica: l’azzurra viene superata, poi tenta di affiancare l’avversaria e infine la sorpassa a pochi metri dal cambio. Tocca alla toscana Chiara Bazzoni (Esercito), che diventa quinta e cerca di perdere meno terreno possibile per finire con la reatina Maria Enrica Spacca (Carabinieri), in gara con un bendaggio tricolore alla coscia destra: sesta all’arrivo, ma per la squalifica delle giamaicane che erano seconde (cambio di posizione prima del passaggio del testimone) le azzurre balzano al quinto posto.

Enorme la gioia delle staffettiste italiane, che esultano con un balletto. “Una volta in pista non ci accontentavamo del sesto posto - le parole di Chiara Bazzoni - ma le avversarie erano toste e poi ne avevamo uno in più, l’adduttore di Enrica, ma il record italiano è la nostra medaglia”. Ne è convinta Ayomide Folorunso: “Per noi vale una medaglia e se possibile ci abbiamo messo anche più cuore di ieri!”. Maria Enrica Spacca: “Purtroppo la gamba si è fatta sentire di più, ho cercato di fasciarla molto per evitare... di perderla per strada! Ma ho dato il massimo, mi dispiace perché l’Ucraina era lì. La posta in palio agli Europei di Berlino sarà alta, per noi la staffetta è un obiettivo importante e ci sarà da difendere il bronzo di Amsterdam”.

Nella finale dei 3000 metri Yassin Bouih è undicesimo con 8:20.84 in una gara estremamente tattica, che si accende solo negli ultimi tre giri a ritmi elevati per il giovane azzurro che perde contatto dal gruppo. Ma il 21enne reggiano delle Fiamme Gialle torna comunque dalla sua prima esperienza iridata con il record personale ottenuto in batteria. Conferma del titolo per l’etiope Yomif Kejelcha, autore di un cambio di ritmo irresistibile (ultimo giro in 26.82) con il tempo di 8:14.41 davanti al connazionale Selemon Barega (8:15.59) e al keniano Bethwell Birgen (8:15.70). “Questa finale mondiale - commenta Bouih - è stata un premio per tutto quello che fatto finora per arrivarci, mi ero ripromesso di essere protagonista e fino a quattro giri dalla fine penso di esserlo stato. Per il 2018 l’obiettivo è trovarmi al top della forma agli Europei di Berlino. Dopo un po’ di riposo, tra dieci giorni tornerò in Kenya per un mese di allenamento. Il pensiero è per un mio compagno di squadra che purtroppo non ho avuto il piacere di conoscere, perché è venuto a mancare troppo presto, e che qui a Birmingham nel 2007 ha vinto un titolo europeo, Cosimo Caliandro”.

La giornata conclusiva all’Arena Birmingham assegna otto titoli: l’ultima sfida su pista è da record mondiale per la 4x400 maschile della Polonia (Karol Zalewski, Rafal Omelko, Lukasz Krawczuk, Jakub Krzewina) in un sorprendente 3:01.77 con un clamoroso sorpasso a pochi metri dall’arrivo, battendo gli Stati Uniti sia in gara (3:01.97 e una prima frazione in 44.84 di Fred Kerley) che nella lista dei primati (3:02.13 nel 2014), bronzo al Belgio (3:02.51). Nel lungo con 6,96 la serba Ivana Spanovic corona una lunga rincorsa al trono iridato, dopo tanti piazzamenti da podio. La 27enne pluricampionessa europea apre con un 6,89 che viene pareggiato dalla statunitense Brittney Reese, avanti per la seconda miglior misura prima di subire la risposta vincente, terza invece la statuaria tedesca Sosthene Moguenara (6,85). Per il successo di Andrew Pozzi (7.46) sui 60 ostacoli, con un centesimo sullo statunitense Jarret Eaton (7.47), esplode l’entusiasmo del pubblico: d’altronde il britannico aveva fatto segnare il crono più rapido dei due turni precedenti (7.46 anche in semifinale), con il francese Aurel Manga (7.54) al bronzo.

Una combattutissima gara di asta, durata più di tre ore, premia il francese Renaud Lavillenie con il terzo titolo, il secondo di fila: “le roi” è l’unico a superare 5,90. Alle sue spalle i due atleti che lo avevano preceduto ai Mondiali di Londra: l’iridato Sam Kendricks (USA) e il polacco Piotr Lisek, entrambi a 5,85. La burundese Francine Niyonsaba fa il bis negli 800 metri (1:58.31): appassionante il duello gomito a gomito nella prima parte dell’ultimo giro con cui supera la statunitense Ajee’ Wilson (1:58.99), fino a quel momento in testa da “front runner”, più dietro il bronzo è della britannica Shelayna Oskan-Clarke (1:59.81). L’egemonia etiope sulle distanze più lunghe continua nei 1500 uomini con Samuel Tefera (3:58.19) al termine di una finale lanciata su andature lentissime: l’avvio è quasi un surplace (1:15 ai 400), il cambio di ritmo a un giro e mezzo dalla fine è del marocchino Abdelaati Iguider (3:58.43), poi beffato sul filo di lana anche dal polacco Marcin Lewandowski (3:58.39). In apertura della sessione di gare, un omaggio a sir Roger Bannister: il mezzofondista britannico, leggenda dell’atletica mondiale per essere stato il primo uomo della storia a scendere sotto i 4 minuti nel miglio, è stato ricordato con le immagini della sua impresa nel maxischermo e poi con un sentito applauso dagli spettatori.

I NUMERI DEL MONDIALE AZZURRO - L’Italia è presente nel medagliere con lo splendido bronzo di Alessia Trost nel salto in alto, conquistato nella serata inaugurale, ma spiccano anche altri risultati di rilievo: il quinto posto con record nazionale (3:31.55) della staffetta 4x400 femminile composta da Raphaela Lukudo, Ayomide Folorunso, Chiara Bazzoni e Maria Enrica Spacca, l’undicesimo di Yassin Bouih nella finale dei 3000 metri, piazzamento che coincide con quello della quattrocentista Lukudo a livello individuale nelle semifinali, mentre il capitano Fabrizio Donato ha chiuso 14esimo nel triplo, condizionato da un infortunio al piede sinistro. Tre atleti hanno realizzato il primato personale: la velocista Anna Bongiorni (7.24 sui 60 metri), Raphaela Lukudo (52.98 nei 400) e Yassin Bouih (7:50.65 in batteria dei 3000), invece Alessia Trost ha migliorato il suo stagionale con 1,93. Alla fine gli azzurri sono 23esimi nella placing table con 10 punti (Stati Uniti leader a quota 208 con ben 141 lunghezze di vantaggio sulla Gran Bretagna a 67) e 24esimi nel medagliere dominato ancora dagli USA con 18 podi (6 ori, 10 argenti, 2 bronzi) davanti a Etiopia (4-1-0), Polonia (2-2-1), Gran Bretagna (2-1-4) e Francia (2-0-1). La prossima edizione, la numero 18 della rassegna iridata al coperto, sarà tra due anni: appuntamento nel 2020 a Nanchino, in Cina.

Tutti i risultati

(da: fidal.it, Luca Cassai)

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