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Running: il partito di maggioranza del Paese

Running: il partito di maggioranza del Paese

L'ultimo sondaggio di Piepoli sulla pratica della corsa da parte degli italiani

Ve ne sarete accorti no?! Siamo tanti, tantissimi e sempre di più. Il movimento del running è in salute almeno per quanto riguarda il numero di praticanti. La conferma viene dall'ultima Ricerca dell'Istituto Piepoli commissionata dalla Federazione Italiana di Atletica Leggera. Potremmo dire che dal punto di vista sportivo quello della corsa è il "partito di maggioranza" del Paese, un movimento orizzontale che attraversa generazioni e stili di vita diversi legati dal filo rosso di un gesto sportivo semplice e ancestrale: più di un italiano su due (51%) corre all'aria aperta almeno una volta al mese e un consistente 17% lo fa 2-3 volte alla settimana.

"La corsa è lo sport 'diffuso' per eccellenza - sottolinea Livio Gigliuto, direttore del Centro Studi dell'Istituto Piepoli, che insieme al segretario generale della Fidal, Fabio Pagliara, hanno firmato il volume 'Di corsa. Of course!' nel quale sono descritti nel dettaglio i risultati dell'indagine . A renderla particolarmente attraente è la combinazione di aspetti logistici, esperenziali e salutistici". Qualche dato: per il 58% l'obiettivo primario delle proprie corse è il sentirsi in forma; lo fa per dimagrire il 9%; mentre un 14 % si divide equamente tra farlo per divertimento o perchè indicato dal proprio medico. 

Gli Over 54 sono i più convinti dell'importanza dello sport (89%) su comunque un'alta percentuale di base (85%). "La maggiore consapevolezza degli adulti - spiga ancora Gigliuto - è in ragione dei benefici vissuti nel tempo in termini di qualità della vita, oltre che riflesso dei cosiddetti 'sedentari pentiti' che risentono delle conseguenze del poco sport praticato in passato".

Ma se si riscontra una cultura sportiva crescente tra gli adulti, d'altro canto non va così bene quando si parla di giovani. A farla da padrone è il fenomeno dell'abbandono dell'attività sportiva da parte dei ragazzi: la ragione principale è legata al cambio di abitudini e interessi (51%), tipico dell'età adoscenziale; alla mancanza di tempo (14%); a ragioni economiche (12%); alla mancanza di strutture pubbliche attrezzate (11%).

Alcuni dati che lasciano ben sperare da un lato, ma che ad una attenta analisi fanno ben comprendere di come ci siano forti lacune a livello strutturale nella nostra società. La visione, la cultura, non si costruiscono dopo i 50 anni. Certo, può sbocciare una passione a livello individuale, ma la progettazione e la programmazione di certe misure non spettano di certo al singolo. 

Maggiori risultati del sondaggio su Repubblica.it

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