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Maratone sempre più "rosa"

Kethrine Switzer fermata dai giudici, Boston Marathon 1967
Kethrine Switzer fermata dai giudici, Boston Marathon 1967

Aumentano le donne maratonete: quanta strada fatta in 44 anni

Il 2016 si è chiuso con una certezza: la “corsa” non è in crisi! E per fortuna, aggiungiamo noi, perché constatare che il numero di podisti si moltiplica ogni anno non può non essere un segnale positivo per il Paese in generale e per il “movimento” in particolare. Pensate che nel 2016, 39.098 runners hanno tagliato l'ambito traguardo dei 42.195 metri, in decisa crescita rispetto al 2015 (400 in più), ancora più netta la differenza col 2014 (circa 1000 in più). Nel numero di “Correre” in edicola (31 gennaio) troverete il report “Maximaratona” con i nomi di tutti i finisher del 2016, ci sarà anche il vostro! E' una comunità che si allarga e che si tinge sempre più di “rosa”, Le quote femminili quest'anno hanno raggiunto le 6.394 unità, quasi 500 in più rispetto allo scorso anno.

Sembra impossibile pensare che la prima maratona femminile internazionale si svolse in Germania nel 1973. Fino ad allora, alle donne era proibito partecipare a qualsiasi manifestazione podistica del pianeta. Considerate che la prima maratona olimpica femminile fu quella di Los Angeles nel 1984.
E' assurdo prendere atto di come anche in questo ambito le donne abbiano dovuto conquistarsi con fatica e sudore il “diritto a correre”.

Roberta Gibb partecipa fuori classifica alla Boston Marathon 1966

Un diritto acquisito grazie anche a figure mitiche come Roberta “Bobbi” Gibb che nel 1966 diventa (fuori classifica) la prima donna a correre una maratona, a Boston. Al tempo si pensava ancora che le donne non fossero fisicamente e mentalmente pronte per correre 42 km, anche per questo Bobbi si rese conto subito che non stava correndo solo per se stessa ma per cambiare il modo di pensare della gente. Per la cronaca Bobbi quel giorno chiuse la sua “impresa” in 3 ore e 21 minuti, mettendosi alle spalle la maggior parte degli atleti uomini, quel giorno si scrisse la storia.

L’anno successivo, sempre a Boston andò in scena un’impresa, se possibile, ancor più mitica, e che è entrata anch’essa di diritto nella storia della maratona: Kathrine Switzer partecipò, da iscritta, alla maratona di Boston (anche se le donne non erano ancora accettate). Tutto avvenne per sbaglio: l’atleta si iscrisse alla celebre manifestazione come K.V. Switzer, e gli organizzatori pensarono si trattasse di un uomo, fatto sta che quel giorno lei si presentò alla partenza.

(foto: sportoutdoor24.it)

Passati i primi chilometri, l’atleta venne raggiunta e affiancata dal furgone della giuria da dove il direttore di gara Jocke Semple le intimò perentoriamente di fermarsi. Semple, inascoltato, a quel punto iniziò a strattonare Kathrine nel tentativo di strapparle il pettorale ed impedirle di continuare la gara. La Switzer grazie all’intervento del marito e del suo allenatore riuscì a terminare la gara in 4 ore e 20 minuti, ma il risultato più importante fu quello di aver toccato le coscienze dell’opinione pubblica.

Nonostante le gesta eroiche di Bobbi e Kathrine ci vollero altri 5 anni prima che venisse presa la decisione di ammettere le donne alla maratona di Boston. Sembra incredibile pensare che un diritto tanto naturale fu di tanto sofferta conquista. Speriamo che la “quota rosa” aumenti sempre di più per il bene dello stesso movimento.

E' inoltre notizia di questi giorni che Kathrine Switzer, 50 anni dopo, quest'anno parteciperà proprio alla Boston Marathon. 

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